ipotesi di confutazione_epistemica della filosofia del Prof. Emanuele Severino

proposizioni sulla confutazione del neo_parmenidismo
… questo potrebbe essere lo schema per una confutazione del neo_parmenidismo:

1.] questa sta nella relazione X - Y = Z [0] [cioè: X meno Y uguale a Z che è zero], dove …

a.] X è l'intero come causato dallo sviluppo del principio, ed è eterno/l’eterno;
b.] Y è l'intero che riemerge alla fine dello sviluppo, come nuovo sviluppo del principio, al confine dell’essere [che, anche identico al principio, torna a esistenzializzare l’intero];
c.] Z è il fatto che il nuovo intero si sottrae al vecchio intero, per cui il risultato è zero.

2.] l'intero emerge alla coscienza di dio [e dell'uomo, dio (e uomo) che stanno alla fine dello sviluppo] [l’uomo sta alla fine/ai confini del creato], come suo apparire.

3.] “0” [zero] è l'ente come punto [intero - intero = parte].

4.] … per cui anche vale: X [ETERNO] - Y [ETERNO] = istante, per cui appare alla coscienza il divenire dell'ente dal nulla, cioè …
5.] il primo eterno strappa l'eternità al secondo eterno, trasformandolo in apparire istantaneo nel tempo [“l’ente che esce dal nulla e ritorna nel nulla”, come dice severino].

6.] come detto negli schemi epistemici,

a.] l’intero ri_emerge alla fine del primo intero, e si sottrae a questo, risultando parte.
b.] l’intero emerge dall’essere [principio].
c.] anche il principio [essere] ri_emerge alla fine del suo sviluppo, per cui il secondo intero emerge non dall’essere, ma da: ESSERE – ESSERE = NULLA, … quindi emerge dal nulla, quindi …

7.] …

a.] il primo intero emerge dal principio, cioè dall’essere, come eterno.
b.] il secondo intero emerge dal nulla [ESSERE – ESSERE = NULLA], come parte e istante, cioè ente che emerge nel tempo [primo ETERNO – secondo ETERNO = istante].

8.] cioè si sottraggono non solo i contenuti dell’essere [l’intero esistenzializzato dal principio per la coerentizzazione del principio], ma anche il contesto o campo [l’essere/principio]:

a.] primo intero [la realtà_necessaria] = ente che esce dall’essere nell’eterno;
b.] secondo intero [parte e istante] = ente che esce dal nulla nel tempo.
c.] contesto: primo contesto [ESSERE E ETERNO] – secondo contesto [ESSERE E ETERNO] = NULLA [ESSERE – ESSERE] E TEMPO [ETERNO – ETERNO] [TEMPO = successione infinita di istanti].

9.] l’ente, come parte istantanea, deve anche ritornare nel nulla, perché la sua esistenza eterna è sottratta dall’intero eterno, che invece non rientra nell’essere come contesto.
10.] ... quindi ...

A.] ...

ente come primo INTERO [contenuto]:  ente come realtà_necessaria [al cui confine sta dio];
ente rispetto al primo ETERNO [contesto]: ente come realtà_eterna;
ente rispetto al primo ESSERE [contesto]: ente che emerge, nell'eterno, dall'essere [che è il principio].

B.] ...

a.] primo INTERO [contenuto] - secondo INTERO [che emerge ai confini del primo INTERO] = parte [ente che appare] [contenuto del divenire];
b.] primo ETERNO [contesto] - secondo ETERNO = istante [ente che appare (e scompare) in modo istantaneo] [tempo del divenire, contesto e contenuto];
c.] primo ESSERE [contesto] - secondo ESSERE = NULLA [ente che, nel tempo, esce dal nulla e riemerge nel nulla] [contesto del divenire].

11.] dall'ente che emerge dall'essere [la realtà_necessaria (ente) esistenzializzata dal principio (essere)] si passa all'ente che esce dal nulla e vi ritorna [secondo la concezione del divenire che severino attribuisce al nichilismo, e che qui appare dimostrata come coerente, cioè vera/non nichilistica].

introduzione:
proposizioni integrative sulla confutazione del neoparmenidismo severiniano

 
nella ricerca_epistemica, l’essere è inteso come:
 
1.] la condizione_esistenziale di tutto ciò che esiste necessariamente [detta “principio”, che è l’esistenza] [e, posto il creato, dell’esistenza del creato, ma non della sua causa];
2.] l’insieme di tutto ciò che esiste [= Intero], ma …
3.] … considerato in modo strutturato [convergente e parallelo, dove parallelo non significa disposto casualmente, ma in modo ordinato];
4.] in una parte dell’Intero sta il caos_Caos: questo …
 
a.] è collocato in modo ordinato all’interno dell’Intero, nel suo luogo naturale [nel luogo naturale del caos all’interno dell’Intero];
b.] solo all’interno del caos le relazioni di causazione [verticale_esistenzializzanti e orizzontale_disposizionali] sono totalmente contingenti;
c.] l’imbuto [profondo] dell’inconscio di dio [parallelo all’inferno dei livelli spaziale e tecnico] arriva a toccare il caos, 
che costituisce una delle condizioni strutturali del libero arbitrio di dio [e dell’uomo] [schemi e modelli sono già stati dati].
 
5.] come detto, la necessità, nel neo_parmenidismo [e in ogni concezione che fa derivare il mondo dalla necessità], riguarda l’Intero necessario [realtà divina, nel senso di realtà per dio], e l’errore del neo_parmenidismo sta nella seguente considerazione:
 
a.] all’interno del caos [che è una delle ipostasi della realtà necessaria], le causazioni sono contingenti [punto b.] del punto 4.]];
b.] il creato, tratto ex_nihilo [creazionismo puro cristiano] [secondo l’esistenza e la sostanza], è tratto anche, precedentemente, ex_caos [secondo la forma, caos in cui cristo è matrice di esso, secondo il semi_creazionismo platonico], e quindi il creato ha un fondamento strutturale contingente [si trascura qui l’aspetto necessario del creato, che pure consente di valorizzare il neo_parmenidismo];
c.] il neo_parmenidismo, confondendo [totemicamente] creato e in_creato [sovrap_posizione della struttura originaria del creato alla struttura/matrice originaria dell’in_creato], ha confuso l’origine del primo [il caos] con l’origine del secondo [il principio], ponendo così le causazioni contingenti interne al caos come causazioni necessarie [severino chiama questo caos genericamente “divenire”, ponendolo inesistente].
 
prosegue
 
il principio [di cui al punto 1.] è una struttura auto_differenziata al proprio interno: la collocazione, entizzata, di tale auto_contraddittoria conformazione del principio al proprio esterno, ovvero la concentrazione in un punto [caos_sfera] di tale differenziazione, dà origine al caos.
la differenza [auto_differenza] è posta all’interno del principio, che è l’esistenza: l’essere esiste [è], perché l’essere, che è, esiste in quanto è esso stesso il proprio esistere [esiste_l’esistere_dell’esistenza, intesa trinitariamente come esiste/esistere/esistenza, indifferentemente], cioè la condizione esistenziale di sé medesimo: la coerentizzazione di tale condizione auto_fondativa origina l’Intero e la sua struttura, includente dio. essendo la differenza interna al principio, dentro di esso stanno quindi il divenire [che non è il caos: questo è uno “scarto esistenziale” collocato nell’estrema periferia dell’Intero, e qui stanno anche il massimo sviluppo di dio, della tecnica, a lui interconnessa (perché ipostasi convergente su dio e dio ricalcante/ricoprente: i vestiti/costumi umani sono forme della tecnica), e della fonte] e il nulla, interfaccia dell’essere. il divenire e il nulla non sono quindi enti, che riguardano il “problemi esistenziali” dell’uomo [“paura del divenire, del caos, del nulla”] [in questo senso, tali determinazioni retoriche sono psicoanaliticamente forme simboliche, come sostituti e metafore delle realtà_infernali] [come li intende il neo_parmenidismo, allo scopo di mascherare la reale conformazione strutturale dell’essere, e così evitare la possibilità esistenziale del divenire e del nulla, che lascerebbe aperta la questione del libero arbitrio e quindi della responsabilità morale, dell’obbedienza e della colpa], ma sono strutture “meta_fisiche” [in senso ipostatico] dell’essere, inteso come principio [punto 1.], e quindi dell’essere inteso come Intero [punto 2.] [nell’episteme un'ipostasi è una data struttura della realtà, svolgente una precisa funzione esistenziale, per la quale è posta esistente da parte dell’auto_coerentizzazione del principio: anche dio è una funzione esistenziale].
 
la catena della differenza
 
la differenza proto_logica [essere diverso da essere] determina, fuori del principio [che, origine a_priori dell’Intero, include anche l’Intero a_posteriori: macro_principio e questione del contenimento e del campo esistenziale dell’essere], la differenza_ontologica [essere diverso da ente/ipostasi]: la differenza_protologica e questa determinano, in ogni ente, la differenza_fenomenologica, sia oggettiva che soggettiva, quest’ultima definita “divenire dell’apparire” [l’apparire è ciò che appare alla percezione soggettiva, o rappresentazione relativa alla percezione] [ente diverso da ente]. il divenire si scarica, differendo da se stesso, nel soggetto sottoforma di sensazione [la percezione sensoriale, e forse anche il pensiero e il linguaggio, intesi come forme di identific_azione auto_differenziantesi, operanti la fusione esistenziale del soggetto (dio e l’uomo) con l’essere/ente/oggetto].


ipotesi di confutazione_epistemica della filosofia del Prof. Emanuele Severino [determinazioni assiomatiche]


applicando il tomismo all'episteme, si rileva che l'identità [fusionale] tra essenza e esistenza in Dio è usata dall'episteme per ogni ipostasi necessaria, tranne che per le determinazioni casuali interne al caos, termine della realtà necessaria, da cui il creato è stato tratto: nel creato, quindi, vige la differenza tomistica tra essenza e esistenza, e Severino, essendo il creato simile e sovrap_posto all'in_creato [in cui vale quell'identità per tutti gli enti, tranne che per quelle determinazioni], ha unito essenza e esistenza, unione che vale nell'in_creato, anche nel creato, per cui per Severino ogni ente è eterno, cioè Severino ha eternizzato le causazioni interne al caos, tra cui è il creato, tratto ex_nihilo [creazionismo perfetto] dal caos [semi_creazionismo epistemico integrativo], caos al cui interno quella identità non vale [ma vale per gli altri enti eterni, imitati dal creato secondo il male]. la seguente confutazione non viene fatta con il tomismo [che Severino critica], ma viene fatta applicando il tomismo allo schema quadripartito [imitato da Severino, nel quale schema tutto è eterno, come si mostra nella mappa dell’essere_[], che descrive gli enti eterni della realtà necessaria], indicando precisamente dove tale eternità del tutto cessa: nel caos, e quindi nel creato, tratto dal caos.

teorema/sillogismo severiniano:

1.] l’essere è e non può non essere/l’essere è eterno
2.] ogni ente è essere
3.] quindi ogni ente è e non può non essere/ogni ente è eterno

corollario 

poiché ogni ente è eterno, anche la creazione è eterna, e quindi non è stata creata, per cui non può esistere alcuna creazione.

confutazione
 
1.] esiste un essere che è e non può non essere/questo essere è eterno
2.] questo essere ha una struttura interna
3.] questa struttura è tale per questo essere è differente da se stesso
4.] in quanto differisce da se stesso, esiste anche un essere che può non essere/non è eterno
5.] è l’essere eterno che, per la propria coerenza [in quanto auto_differente], pone l’esistenza degli enti al proprio esterno
6.] è l’essere eterno che, per la propria coerenza [in quanto auto_differente], stabilisce quali enti esterni ad esso non possono non esistere/sono eterni, e quali enti invece possono non essere/non sono eterni
7.] la realtà del mondo divino, esterna all’essere eterno, è sistema di enti eterni, incluso il caos
8.] all’interno del caos, fondamento inconscio della volontà e della libertà divine, gli enti possono non esistere/non sono eterni
9.] quindi la volontà creatrice e il creato, tratto dal nulla e dal caos, non sono eterni
10.] il creato potrà essere eternizzato
11.] il creato è costituito formalmente dagli stessi enti di cui è costituita la realtà del mondo divino
12.] Severino ha scambiato il creato con questa realtà, definendo il primo eterno come la seconda

critica del sillogismo severiniano, presupposto della confutazione

1.] è vero che ogni ente è essere
2.] ma esiste l’essere come primo essere eterno
3.] ed esiste l’essere come secondo essere, quello a cui il primo essere è differente per la propria auto_differenza
4.] quindi, l’ente che è identico al primo essere è eterno
5.] l’ente che è identico al secondo essere non è eterno
6.] l’auto_differenza dell’essere deriva dal fatto che l’essere non è una attributo, per cui si dice che essere o eterno sono lo stesso, l’essere è un principio, e poiché è il principio, esso si auto_fonda, e quindi è doppio, per cui essere ed essere sono doppi, identici [il principio è unico] e, in quanto doppi, distinti, quindi diversi, quindi differenti
7.] ma la differenza è opposizione: perché l’essere primo sia l’essere primo, l’essee primo deve sdoppiarsi, e l’essere primo deve essere e non essere l’essere secondo, e l’essere secondo deve essere sia essere che nulla
8.] l’esistenza del nulla come ente è condizione per la coerenza esistenziale [possibilità di esistenza] dell’essere primo
9.] l’essenza tomistica è la forma, cioè una determinazione della coerenza dello sviluppo dell’essere, che viene all’esistenza, e questo venire all’esistenza [il sistere dell’ex_sistere] è il divenire
10.] lo sdoppiamento dell’essere sta a fondamento della riforma del principio di non contraddizione, per la quale l’essere è identico all’essere [principio di identità], solo se l’essere si sdoppia, ed è e non è contemporaneamente essere: in quanto non lo è, l’essere è nulla.
11.] Il nulla e il divenire sono condizioni per la coerenza interna all’essere, che non è solo attributo [essere = eterno], ma è prioritariamente sostanza e principio.   
 
note sulla confutazione_epistemica della filosofia di Severino e sulla rilevanza soteriologica di tale confutazione

si commenta il testo su Severino tratto dalla presente pagina web:


http://www.forma-mentis.net/Filosofia/Severino.html
 
Nello scritto "Ritornare a Permenide", raccolto in "Essenza del nichilismo", si riflette su una frase di Parmenide che è depositaria, agli occhi di Severino, di una verità originaria dalla quale l'uomo si è via via allontanato: "l'essere è, il nulla (non-essere) non è".

commento: il nulla anche è, come non essere relativo [relazione astratta] esistenzializzato in ente esistente.
 
Da questo assunto deriva una particolare conseguenza: essere e nulla sono opposti in senso assoluto …

commento: l’essere è opposto in senso assoluto solo all’essere. infatti, non ci si può opporre al nulla.

… (l'essere assoluto è opposto al nulla assoluto, non vi è nulla in comune tra i termini opposti), e il fatto che l'essere sia sempre, implica che il nulla non sia sempre.

commento: l’essere si duplica

Se l'essere è, sempre, allora è impossibile che possa esistere il nulla, in quanto l'essere vi si oppone stabilmente e in eterno (in quanto il nulla non può esistere): da ciò deriva che tutto ciò che esiste è eterno, non può distruggersi e non può degradarsi, come non può scaturire dal nulla (e questo degradarsi e questo scaturire dal nulla è il senso radicale del divenire inautentico che da sempre governa l'evidenza delle cose del mondo).
La filosofia occidentale da sempre ha davanti un problema: la necessità di salvaguardare l'essere davanti all'evidenza del mutamento (il divenire), il quale, come visto, implica che l'essere, ad un certo punto del suo cammino, non sia più (se le cose mutano, infatti, esiste un momento in cui, per diventare un "altro essere", devono per forza di cose smettere di essere "un determinato essere, una determinata cosa").
E' a questo problema che Platone […] risponde con l'argomento che lo porterà al "parricidio" del maestro Parmenide: per salvaguardare la possibilità del mutamento Platone afferma che ciò che muta non è l'essere assoluto, ma qualcosa che è diverso da esso.

commento: invece è l’essere assoluto che muta

Infatti le cose del mondo, secondo Platone, sono corruttibili, mentre la proprietà dell'immutabilità attribuita all'essere assoluto spetta solo alle cose dell'Iperuranio.

commento: infatti, ma poi le prime divengono come le seconde [trasfigurazione del creato].

Anche Aristotele procede a una confutazione del pensiero di Parmenide. Aristotele afferma che non vi è necessità che l'essere sia eterno, le cose infatti "sono fintanto che sono, mentre non sono quando non sono più". Dunque la legge di Parmenide si applica all'essere fintanto che l'essere è, quando muore o si distrugge, la legge che vuole l'essere opposto al nulla non ha più motivo di esistere, in quanto l'essere è diventato nulla.

"<L'essere che non è> quando non è, non è altro che l'essere fatto identico al nulla, <l'essere che è nulla>, il positivo che è negativo. <L'essere non è> significa precisamente che <l'essere è il nulla>, che <il positivo è il negativo>. Pensare <quando l'essere non è>, pensare cioè il tempo del suo non essere significa pensare il tempo in cui l'essere è il nulla, il tempo in cui si celebra la tresca notturno dell'essere e del nulla. Ciò che l'opposizione dell'essere e del nulla rifiuta è appunto che ci sia un tempo in cui l'essere non sia, un tempo in cui il positivo sia il negativo" (Ritornare a Parmenide, Essenza del Nichilismo).
 
commento: opposizione dell’essere all’essere.

Severino nota allora come negli argomenti di Platone e di Aristotele vi sia un errore evidente: se infatti si afferma che l'essere è, le possibilità che esso possa diventare nulla, sia per un breve periodo (nel momento in cui muta da una cosa all'altra, secondo l'argomento platonico), sia arbitrariamente, è impossibile (l'argomento aristotelico afferma che l'essere è fintanto che è, tale affermazione implica quindi un passaggio arbitrario dall'essere al nulla).
Dunque, la storia della filosofia occidentale dopo Parmenide si fonda su questo equivoco: l'essere è visto come qualcosa che può cadere nel nulla, un concetto probabilmente mutuato dalla necessità di salvaguardare l'evidenza della distruzione delle cose che appare nel mondo sensibile. Questa "facilità" con la quale l'essere è aperto alla possibilità della sua nullificazione costituisce l'essenza del nichilismo occidentale.

commento: cade nel nulla l’ente come conseguenza della relazione dell’essere all’essere, relazione di opposizione assoluta [differenza protologica]. Questo ente diviene, come condizione di identità [coerenza] tra i due esseri identici e differenti, tali perché distinti. Infatti, l’essere è fondamento, quindi auto_fondamento, quindi fondamento e fondamento e anche fondamento e fondato, fondato come fondamento, e allora essere è distinto da essere: questa auto_differenza dell’essere fondante, perché l’essere permanga identico, deve scaricarsi in un ente che si identifichi alla differenza come ente [un ente che è auto_differenza, l’auto_differenza in quanto “cosa”]: e questo ente particolare è il divenire, non solo divenire dell’ente, ma divenire che è esso stesso un ente.

note sulla rilevanza soteriologica della confutazione della filosofia del prof. Emanuele Severino
 
dice Gesù: “se non vi convertirete perirete tutti”. ma la filosofia di Severino è l’unica che, di fronte al timore della morte, dice: “tutto è eterno, e dopo la morte attendono tutti gli uomini la Gloria e la Gioia”. ecco dunque perché è necessario confutare la filosofia di Severino: perché l’uomo tema eticamente la morte. il suicidio non è eticamente indifferente, e gli uomini hanno il dovere di evitare la morte, a pena di incorrere nel giudizio di Dio.