il principio epistemico di talete come cominciamento assoluto della ricerca_epistemica: il punto speculativo da cui inizia
la ricerca filosofica della verità
 
il presente paragrafo non costituisce una nuova dimostrazione dell’esistenza di dio, perché il suo argomento è già racchiuso nelle dimostrazioni finora formulate. questo paragrafo può essere considerato come il presupposto di tutte le dimostrazioni e della ricerca_epistemica, e come dimostrazione immediata esso stesso [già però formulata]. l’episteme si pone in dio, assumendo come punto di vista della realtà [osservatore] il punto di vista di dio: così tutto appare chiaro. ad esempio l’interpretazione epistemica dei quattro pensieri epocali fondamentali:
 
1.] pensiero_antico: è il punto di vista di dio, esterno a dio [che, con talete e platone, pensa il principio di dio e della realtà_necessaria];
2.] pensiero_medioevale: è il punto di vista doppio di un’anima che si pone speculativamente in dio e che si pone, correttamente, nella dimensione_terrena: stando in dio, e avendo l’anima terrena una natura peccaminosa, il pensiero medievale si fa pensiero_penitente [s. agostino studia dio rivolgendosi a dio con il “Tu”/il pensiero medioevale è una riflessione accompagnata dalla preghiera];
3.] pensiero_moderno: è l’emergere dell’anima in paradiso [rinascimento = risurrezione], con l’anima in dio, interna a dio, che ne studia la struttura [kantismo] e i processi [hegelismo];
4.] pensiero_contemporaneo e …_post_moderno: è il pensiero dell’anima nella dimensione terrena, prima dell’apocatastasi e dopo di essa:
 
a.] prima dell’apocatastasi e del giudizio, l’anima dubita di dio [teologia della secolarizzazione e teologia della morte di dio] e spera nella salvezza [teologia della liberazione, teologia della speranza e teologia politica], essendo essa infinitamente lontana da dio, nel profondo del suo inconscio;
b.] dopo l’apocatastasi l’anima dell’uomo_moderno, …_contemporaneo e ..._post_moderno [il super_uomo di massa], che si è identificato con l’anima del dannato, va alla deriva nelle realtà infernali [gli infiniti universi senza centro della cosmologia_contempranea]. di qui la crisi della fede, che non serve più, perché l’uomo, disperato, ha perso dio [incapacità e impossibilità, credute irreversibili, di teorizzare dio in modo forte e sistemico/da questa credenza sono protetti la neo_scolastica/neo_tomismo e il neo_aristotelismo] e deve solo reagire all’infernalizzazione, godendo il più possibile [prima della caduta] e infernalizzando il suo prossimo [erotismo e aggressività]: la super_omicità nichilista come estrema difesa [trans/tecno_umanismo] dalla caduta infernale [futurismo come meccansimo di difesa dal passatismo infernale].
 
tutto questo l’episteme lo può dire, perché si è posto in dio, e sa comunque di essere nella dimensione_terrena, molto prima dell’apocatastasi e del giudizio:
 
1.] posto in dio, l’episteme studia dio prescindendo dall’atteggiamento penitenziale [futurismo corretto, o proiettivo];
2.] posto nella dimensione_terrena, l’episteme sa di poter sperare in dio e pragmaticamente riveste i costumi dell’anima_penitenziale [autenticamente super_omistica: il super_uomo è l’uomo penitente], vivendo in modo corretto il passato, perché il passato è il luogo naturale della dimensione_terrena [passato = lontananza da dio, profondità del suo inconscio] [passatismo e futurismo corretti].
 
sorge pertanto il problema di capire perché l’episteme può essere formulato così nel modo in cui è formulato, rispetto alla teologia_contempranea e al pensiero_moderno e …_contemporaneo: per giustificare questa posizione [porsi in dio], occorre formulare il fondamento del cominciamento assoluto del pensiero, e dimostrare l’esistenza di dio in modo immediato, affinchè sia tolta l’obiezione secondo cui l’episteme vedrebbe “lontana” [passata] la teologia e la cosmologia contemporanee perché postosi in dio, ma senza dimostrare in modo certo e sicuro l’esistenza di dio. l’argomento deve essere semplice, efficace e immediato. segue l’argomento, come principio epistemico di talete [e fondamento di tutte le dimostrazioni]:
 
a.] il pensiero si chiede qual è il principio [della realtà];
b.] il principio è il puro_esistere;
c.] il principio è l’origine dell’esistenza e dell’Intero [la realtà];
d.] colui che si interroga sul fondamento [talete] è un uomo, cioè un soggetto;
e.] il principio determina la realtà, ma [attenzione] la realtà necessaria;
f.] il principio determina, nell’uomo, il soggetto [parte della realtà];
g.] ma il principio determina la realtà come necessaria e perfetta;
h.] l’uomo è invece imperfetto;
i.] quindi al posto dell’uomo, che si interroga sul principio, deve essere posto un soggetto, come l’uomo, ma necessario e perfetto: cioè dio;
l.] per cui la posizione dell’uomo rispetto al principio si sposta:
 
a.] il principio è il principio di dio e della realtà eterna e necessaria;
b.] il principio dell’uomo è dio, infatti …
 
m.] [paradossalmente: vengono in mente le dimostrazioni già date …] … solo dio è quella causa che può aver determinato l’esistenza della realtà imperfetta, come l’uomo, perché …
n.] il principio pone solo una realtà_perfetta;
o.] ne consegue che
 
a.] il principio è per dio,
b.] dio è per l’uomo [che, interrogandosi (come talete) sul principio, si è interrogato sul principio per dio];
c.] infatti, quel soggetto che si è interrogato sul principio [l’uomo] non può essere investito dal principio, il quale si sposta su di un altro soggetto, quello perfetto: dio.
 
questo argomento consente di porre l’uomo [l’episteme] al posto di dio, perché dio è immediatamente dimostrato esistente:
 
1.] l’uomo [talete] si interroga sul principio della realtà;
2.] e il principio risponde non su talete, ma su dio;
3.] e così talete scopre che il principio,
 
a.] per dio è il puro esistere,
b.] per l’uomo è dio [creatore].
 
ora che dio è dimostrato esistente, l’episteme può collocarsi in dio e vedere [vertiginosamente] il pensiero_contemporaneo come un pensiero passato, lontano, inferico e inconscio, perché l’uomo moderno e contemporaneo, creato esterno al paradiso, è infinitamente lontano da dio, mentre l’episteme vede dio vicino e il creato lontano, perché si è collocato in dio, e sente tutta la distanza di se stesso e del mondo da se stesso, essendosi posto in dio e, nel contempo, nella dimensione terrena.