DIMOSTRAZIONE_85: DELLA FUSIONE, B_4, V_11
 
non si può qui estendere in modo piano e lineare un ragionamento che colleghi questa dimostrazione a quelle specifiche cui è connessa, o che mostri la sua originalità rispetto ad esse, per ragioni di assenza di tempo. la presente dimostrazione si collega alle dim_6, dim_16, dim_29, dim_47, le ripete e le unisce.
Scrive il Prof. Carmelo Vigna:
 
1.] “… l’orizzonte dell’unità dell’esperienza contiene in sé, come alcunchè di immediato, anche l’idea dell’Intero dell’essere. Di qui il darsi di una disequazione originaria tra forma interale e contenuto dell’immediatezza; di qui la richiesta del guadagno dell’equazione, pena la contraddizione del “fondo” dell’Intero” [Carmelo Vigna, Il frammento e l’Intero, pag.351, pag.o]Il frammento e l', tra qualche decennioche e soprattutto erotico, in modo coniugale o religioso, attende di realizzarsi ];
2.] “l’orizzonte dell’apparire è originariamente ciò cui ogni contenuto va riferito; perciò è un orizzonte trascendentale [intrascdendibile], cioè infinito” [pag. 339]; “… E’ vera la tesi gentiliana dell’intrascendibilità dell’orizzonte dell’atto, dice Bontadini. E’ vera in senso rigoroso, ossia nel senso che è impossibile, ossia autocontraddittorio, porre qualcosa come al di là dell’orizzonte dell’atto. Ma questa tesi non comporta affatto che sia impossibile porre alcunchè di trascendente l’attualità, quando trascendente sia detto nell’ordine dell’essere [corsivo del sito] e non nell’ordine del conoscere o nell’ordine intenzionale. La modernità tutta [in modo esplicito e criticamente, a partire da Kant] e l’attualismo come sua deriva hanno inteso la trascendenza come una figura speculativa presupposta, cioè come se venisse ad affermare qualcosa che si dia oltre l’orizzonte del pensare. E invece, la trascendenza, proprio perchè risultato di una dimostrazione, è una modalità di affermazione dell’essere che intenzionamlmente non fuorisce dall’orizzonte del pensare. Certo, l’essere che viene affermato come trascendente, trascende, nell’ordine dell’essere, anche l’orizzonte del pensare [corsivo del sito], in quanto il pensare è pure un che di ontico, ossia è un certo essere [corsivo del sito], diverso, poniamo, dall’essere di un albero. Ma l’essere che viene affermato, proprio perché affermato alla fine di una dimostrazione, cioè proprio perché viene posto [pensato] come necessariamnete appartenete all’orizzonte dell’essere, viene, nel conpempo, determinato in relazione all’orizzonte dell’apparire e perciò non è un essere presuppoto. Appunto, è un essere posto” [pag. 343] [Carmelo Vigna, “Il frammento e l’Intero”, Vita e Pensiero];
3.] [infine, ciò che ha fatto emergere la presente dimostrazione …]: “originariamente l’orizzonte dell’essere e l’orizzonte del pensare non possono differire. Per definizione, infatti, il piano speculativo in ogni senso non lascia nulla oltre sé, come accade per il semantema “essere”, e dunque non può essere trasceso da nulla” [Carmelo Vigna, “Il frammento e l’Intero”, Vita e Pensiero, pag.57 e 58].
 
dimostrazione:
 
1.] l’uomo pensa l’essere [dim_6];
2.] l’essere contiene l’Intero;
3.] l’uomo incorpora l’Intero;
4.] l’uomo, che pensa [dim_16] e incorpora l’Intero, è ad esso identico;
5.] deve allora esserci anche un Intero che ha forma dell’uomo, cioè un Uomo, …
5.] … l’Uomo come condizione di pensabilità dell’Intero da parte dell’uomo [dim_16: ruiniana];
6.] … l’Uomo come condizione di identità tra l’essere_Intero e l’uomo, e quindi come Intero_uomo_Uomo;
7.] per traduzione esistenziale [dim_9] delle forme dell’Uomo nelle forme di Dio, poiché dunque esiste l’Uomo, esiste Dio.
 
nota_1
 
la dim_9 è importante, perché ogni volta che si dimostra Dio a partire dall’uomo, si fa leva sull’imago Dei [l’uomo a immagine e somiglianza di Dio, come dice la Bibbia, e l’episteme ha rilevato che quel Dio, a cui l’uomo somiglia, è in realtà l’Uomo (giacchè l’uomo proviene dall’Uomo), cioè Cristo, in cui la Carne = Uomo è co_eterna al Verbo = Dio].
 
nota_2
 
si è consapevoli che la presente dimostrazione ripete la dim_6 e la dim_47 [e già la dim_47 ripete la dim_6, ma questa usa come mediatore traslativo di identità il pensiero, l’altra l’esistenza, qui riconosciuta come Intero], ma essa si lega anche alla dim_16. è detta della fusione, perché pone un rapporto di fusione differenziale [permanenza dell’alterità tra i termini dell’identità, e quindi l’identità si pone come ponte comunicante] e reciproca tra uomo/essere/Intero/pensiero/Uomo/Pensiero/Dio.