QUINTA DIMOSTRAZIONE (SEVERINIANA)

Il passato è eterno, perché l’essere è e non può non essere. Dunque, ciò che appare è eterno, e lo è in quanto apparire (cioè, se qualcosa mi appare, questo apparire deve essere eterno in quanto apparire, perché è la cosa apparente stessa). Ma la memoria appare alle volte, quando è richiamata dalla mente, altre volte non appare. Questo apparire eterno della memoria è allora “inconscio”: deve apparire, in quanto apparire eterno, ma “non appare” al presente (la memoria non è sempre richiamata), e quindi è un apparire inconscio. Ma (dice la quinta dimostrazione) l’apparire è tale sempre ad un “conscio”, in quanto “apparire”. Se, dunque, la memoria è un apparire eterno, che non appare all’uomo (al presente), deve esistere un conscio, al quale questo apparire appaia (al presente), in quanto l’apparire è sempre apparire per e ad un conscio. E questo conscio è Dio, al quale appare la totalità della memoria apparente (non apparente all’uomo, a lui inconscia). Circa il fatto che questo apparire era però apparire per un uomo, cioè limitato, e quindi anche il suo conscio (Dio) è limitato, la quinta dimostrazione per adesso non sa ancora rispondere. Questa memoria è eterna, e quindi il suo conscio è eterno, ma è un eterno per un apprire (all’uomo) iniziato solo con l’uomo, e quindi eterno solo per il futuro. La memoria dell’uomo (ciò che l’uomo vedeva) è limitata, essendo l’esperienza dell’uomo di tipo finito. Questo “conscio”, quindi, è anch’esso finito (sebbene eterno). Invece Dio dovrebbe essere infinito. Il metodo della costruzione del concetto di Dio è esposto nella terza dimostrazione. Esso serve a dimostrare l’infinità del (di un) conscio.