DIMOSTRAZIONE_43: COSMOLOGICA_SECONDA
 
questa dimostrazione doveva costituire una delle declinazioni epistemiche delle dimostrazioni tomistiche.
Gli astronomi dicono che il cosmo_apparente deriva dal big bang. L’episteme accoglie questa interpretazione, definendo il big bang come l’azione con cui Dio spezza il Creato al fine di fare emergere [anche morfologicamente/morfo_cosmicamente] la struttura del male, rimasta inconscia per via della perfezione simul_paradisiaca/simul_totemica dell’eden [creazione perfetta]. Infatti, l’azione creatrice non avviene con il big bang, ma è piana e lineare, e si distende sul sacrificio divino [studio].
a questo punto [secondo un ragionamento già visto nelle dimostrazioni precedenti] si rileva che il big bang non può essere derivato né dalla necessità nel caso, per cui rimane solo l’ipotesi di Dio, cioè di una volontà consapevole “spezzante”.
infatti:
 
1.] un’esplosione potrebbe essere causata da una legge di natura, ma gli scienziati dicono che la natura stessa è derivata dal big bang. L’episteme sa che esso è avvenuto all’interno di altre leggi di natura [il big bang coinvolge un piccolo cosmo di dimensioni infinite, all’interno di altri cosmi di dimensioni maggiori (dottrina degli ordini di infinito)_], ma nulla spiega inerzialmente perché l’incremento energetico debba avere un limite dato, all’interno dell’infinito;
2.] un’esplosione [cui segue un ordine] non può essere causata dal caso, perché le esplosioni nucleari che avvengono, ad esempio, sulla superficie del sole non solo casuali, ma sempre razionalmente indotte.
 
L’esplosione è un evento che manifesta una causa razionale e libera, agente: nell’ambito della necessità non ci sono esplosioni, ma ordine e caos, e in questo caos ci sono sì esplosioni, ma non di certo esplosioni cui segue un ordine.