DIMOSTRAZIONE_169: DEL FONDAMENTO, DECOSTRUTTIVA

questa dimostrazione dice quanto segue: "
la penetrazione fenomenologica decostruttiva [attuata e esemplificata dalla cosmologia_epistemica] della realtà_apparente, da parte dell'episteme, ne individua l'insufficienza a "stare" da sola, esistenzialmente [sia a esistere, sia a reggersi dalla deflagrazione], rispetto al fondamento: quindi essa è retta dal fondamento, e in questo, secondo l'episteme, sta Dio".
questa dimostrazione si lega alle dimostrazioni dim_163 e dim_41 [oltre che ad altre che qui è difficile identificare e richiamare]. la dimostrazione prende spunto dalla dim_163: questa sostituisce l’episteme alla realtà_apparente, mentre la presente dimostrazione pone l’episteme come fondamento della realtà_apparente. infatti, si dice qui:
 
gruppo_A.]1.] esiste ciò che appare;
2.] ma che cos’è ciò che appare all’uomo adesso ?
3.] come può sussistere/esistere la realtà_apparente [anche rispetto alla realtà_necessaria] ?
 
questa dimostrazione si lega alla dim_41 [dimostrazione tecnologica], perché la risposta al punto 2.] non può consistere solo nella concezione della materia propria della scienza moderna contemporanea [teoria atomica della materia]. infatti l’approccio epistemico alla comprensione della realtà è di tipo fenomenologico, e proprio in quanto tale l’episteme ha potuto giungere a ciò a cui giungono anche gli scienziati/i fisici, quando oltre a teorizzare l’atomo parlano della materia e del cosmo come di frattale, realtà_virtuale, ologramma e simulazione [virtuale] interna ad un computer [che per l’episteme non è il computer di scienziati “grandi” in laboratorio, ma di dio: dimostrazione dim_41 (tecnologica): dio esiste perché il cosmo apparente è interno ad un computer, e non esiste computer senza soggetto, cioè dio_persona, che usa il computer]. si tratta quindi di una comprensione della realtà_apparente di tipo fenomenologico [ad esempio: parallelo associativo tra universo_apparente e realtà_virtuale interna allo schermo di un monitor/computer: come si vede questo approccio definisce la materia apparente come realtà_virtuale a prescindere da una concezione quantitativa di tale realtà, o dal discorso relativo agli atomi].
in questa direzione, la dimostrazione prosegue nella considerazione che, se esiste ciò che appare, tuttavia l’esistenza di ciò che appare all’uomo [universo_apparente] è problematica in ordine alla sua capacità di sussistere esistenzialmente in modo autonomo, e l’episteme smonta/decostruisce [fenomenologicamente] tale sussistenza, mostrando/dimostrando la dipendenza della realtà_apparente, rispetto alla realtà_necessaria [che, come oggetto, è dimostrata esistente in senso parmenideo: l’essere, che è e non può non essere, è solo l’essere_necessario e la sua struttura], da un fondamento. questo non è direttamente dio [ipotesi che farebbe cadere questa dimostrazione in una già data], ma è l’episteme [per episteme si intende qui l’oggetto_necessario, non il verbo_soggetto], e dio appartiene necessariamente all’episteme, secondo dimostrazioni già date [che correlano/ineriscono necessariamente un/il soggetto_necessario all’oggetto_necessario]. questa dimostrazione è quindi indiretta [dipendenza della realtà all’episteme, che incorpora dio], e si riassume così:
 
gruppo_B.]1.] un approccio fenomenologico alla comprensione della realtà_apparente, che esiste perché appare, mostra che essa esiste ma, rispetto alla realtà_necessaria, necessita di questa come suo fondamento, perché da sola non può esistenzialmente sussistere;
2.] l’episteme è il fondamento, che include necessariamente dio;
3.] poichè la realtà_apparente, rimandando necessariamente al suo fondamento [= episteme], rimanda a dio [incluso nel fondamento], dio esiste.