DIMOSTRAZIONE_148: KANTIANA_TERZA, R_11
la presente dimostrazione, già contenuta nella dim_147 e nella sua schematizzazione grafica, ripete l’argomento ruiniano [dim_16].
l’uomo crede comunemente che i concetti di infinito e di Intero siano puri nomi, senza termine reale necessariamente ad essi corrispondente. quando russell afferma di credere nell’esistenza delle idee dei numeri, egli fa invece riferimento a tale realtà. l’Intero è per la ricerca_epistemica un nome, che il pensiero, operante l’identificazione tra soggetto e oggetto, può pensare solo perché il soggetto, che è identità vivente identificantesi come pensante, è appunto identificato con l’Intero. ma l’uomo non può esserlo, perché è essere finito e limitato, e quindi deve esistere dio come mediatore tra l’uomo e l’Intero, condizione della sua pensabilità e conoscibilità da parte del soggetto/pensiero_uomo. si tratta del concetto astratto dell’Intero, del pure nome: la sua evocazione e comprensione presuppone l’esistenza di dio, ovvero di un soggetto esteso come l’Intero, con il quale tale soggetto possa identificarsi per poterlo essere e così dire, e l’uomo, per partecipazione di dio, attinge, tramite l’identificazione dio_Intero, il concetto di Intero.
tale dimostrazione ripete evidentemente l’ultima parte della dim_16, ma può essere distinta da essa, per due ragioni:
 
1.] ruini pone dio come condizione per la conoscibilità dell’universo: ora invece, in conseguenza della dim_147 e della sua schematizzazione, si distingue tra universo e Intero [metafisico];
2.] la presente dimostrazione è introdotta dalla dim_147, perché pone questa conoscibilità in termini kantiani [la dim_6 fa riferimento, come la presente dimostrazione e la fine della dim_16, all’identificazione tra soggetto e oggetto, che la dim_6 pone a espansione del soggetto, come la dim_29 e ad essa associate, e la dim_16 a condizione di conoscibilità dell’oggetto per l’uomo, essendo dio mediatore tra l’uomo e l’universo], oltre che panteistici;
3.] ciò viene guadagnato ora: …
 
… il kantismo dice che la realtà è conosciuta dal soggetto perché si dà in termini di soggetto, ma l’episteme rileva che il soggetto è parte della realtà, ne è il nucleo, e ne costituisce la riproduzione sintetica e puntiforme: cioè l’oggetto [noumeno trascendente processantesi] si dà come soggetto non solo perchè filtrato dal soggetto [per cui l’oggetto sarebbe non conoscibile de_soggettivizzato/de_filtrato], ma perché esso stesso oggetto ha la forma del soggetto dentro di sé [la realtà necessaria come matrice di dio e dell’uomo]. estendere il kantismo [soggettivizzazione dell’oggetto] all’Intero [soggettivizzazione dell'Intero], oltre che contemplare l’universo, significa porre l’impianto della gnoseologia kantiana a fondamento della metafisica [e così allargare le categorie di kant alle categorie/concetti di hegel, facendo salvo il noumeno, che detta se stesso incosciamente alla mente del soggetto/dio, che così lo conosce, pur essendo esso a priori della mente]. per la ricerca_epistemica non c’è esclusione tra evoluzionismo e innatismo: il primo conduce al soggetto, lo forma, lo plasma, l’evoluzione si sintetizza nella mente, e questa ha così il complesso apparato categoriale con cui filtra a priori [innatismo] la realtà sempre e incessantemente auto_esistenzializzantesi [noumeno], che emerge ai confini dello sviluppo primo e eterno [tradotta/filtrata come fenomeno], facendo sì che dio viva e esperisca concretamente.