DIMOSTRAZIONE_118: PURA, M_QUARTA, FENOMENOLOGIA_SESTA
 
la presente dimostrazione trae spunto dalla dim_117, e si collega alla dim_29, riproducendone l’argomento definito in essa come “esposizione sintetica”: nella necessità esistono necessariamente un oggetto e un soggetto: l'oggetto è immenso, quindi il soggetto è immenso [Dio]”.
l’essere esiste necessariamente, secondo parmenide. la proposizione di leibniz_einstein “perché c’è l’essere anziché il nulla ?” significa “perché c’è il mondo anziché il nulla ?” e va applicata al mondo creato, tratto dal nulla. invece, secondo parmenide, l’essere è e non può non essere/esistere. Ma poiché l’essere [esistenza] esiste necessariamente, allora esiste l’oggetto, che è l’essere in sé, la sua struttura, auto_strutturazione e struttura [struttura del principio, sviluppo e determinazioni ipostatiche di questo].
la presente dimostrazione dice che, fenomenologicamente, posta necessariamente l’esistenza dell’oggetto [l’essere che è e non può non essere], è posta necessariamente anche l’esistenza di un/del “s_oggetto”, e questo è [standard_normalmente, in quanto soggetto_necessario] dio. perché ? la spiegazione e la dimostrazione di una proposizione evidente fenomenologicamente deve essere data, ma già tale evidenza [dato l’oggetto, c’è anche il s_oggetto] è di per sè stessa, in quanto fenomenologica, a valore intuitivo, quindi persuasivo_probabilistico, quindi dimostrativo. poi la dim_29 è anche analitica, e dimostra tale evidenza [anche se non spiega la sua evindenza fenomenologica], appunto come una ulteriore dimostrazione [l’esposizione/dimostrazione sintetica della dim_29 è una dimostrazione a sè stante, come fenomenologica, e qui è stata riportata].
quindi:
 
1.] posto l’essere [necessario] …
2.] è posto l’oggetto [necessario] …
3.] e posto l’oggetto …
4.] è posto il soggetto [necessario], …
5.] e questo è dio.
 
nota
 
l’episteme non è una forma di naturalismo [la teologia_epistemica è teologia_razionale, ma solo secondariamante è teologia_naturale, e non nel senso della natura_creata], e l’oggetto non è “presupposto naturalistico” al soggetto. questo oggetto, necessario, è sia trascendente che immanente, cioè iper_infinito [trascendenza e i suoi ordini e gradi] e infinito_semplice [immanenza e i suoi ordini e gradi]. il naturalismo riguarda l’immanenza [e il naturalismo classico riguarda solo l’immanenza intesa come il creato]. L’episteme, nella metafisica, parla raramente del creato, anch’esso sia trascendente che immanente. L’iper_infinito [trascendenza] del creato [oggetto contingente, perché tratto dal caos e dal nulla, poi reso necessario nell’apocatastasi, quando viene innestato nel sito_paradisiaco] è sempre infinitesimale rispetto all’infinito_semplice [immanenza] del reale_non_creato. dio non viene individuato nella realtà, come nell’immanenza, ma nell’esistenza in sè e nella sua struttura logica, esistenza che è “neutra” rispetto alla trascendenza [spirito mondano e verbo_divino] e all’immanenza [materia mondana e carne_divina], non create, che dovrebbero essere determinazioni qualitativo_quantitativo_energetiche di dio, aggiunte nello sviluppo ipostatico del principio e di dio. perciò si può dire che “dio è immanente nel principio della realtà”, ma, posta la metafisica_epistemica, tale proposizione non significa ciò che essa significherebbe alla luce della teologia classica, per la quale la realtà è solo il mondo creato apparente all’uomo. quell’“immanente” significa solo “interno”, “dentro”, e non si relazione alla natura_materiale [= immanenza in senso proprio] della realtà, non creata e creata. la proposizione “dio è immanente nel principio della realtà” significa:
 
1.] la realtà è quella necessaria, eterna ma non solo “divina”, perché immateriale, spirituale e materiale. solo la realtà spirituale è divina, perché il divino è solo il “soggettivo” [così, la storia della filosofia di Abbagnano è in errore quando dice che Aristotele è politeista, perché dice che il mondo è eterno e, quindi, divino: cioè che è eterno è anche divino: eterno è sia l’oggetto che il soggetto, divino è solo ciò che riguarda il soggetto, perché organico e vitale];
2.] immanente nel senso di interno/dentro alla necessità [solo parzialmente identificato con essa];
3.] il principio è l’esistenza.
 
perciò è corretto dire che la teologia classica è una forma di idealismo: tolto l’uomo e il creato [il “mondo”], per essa c’è solo dio, cioè solo il soggetto, senza un oggetto_eterno_noumeno, come dicono gli idealisti. il cosiddetto “realismo” della teologia classica è un “realismo minimo” e senza fondamento [paradossale]: esso dice, che solo il creato è l’oggetto, vi attribuisce un essere indipendente da dio, e lo fa sussistere per partecipazione all’essere di dio, ma [si rileva] manca il fondamento di tale indipendenza: ciò che partecipa a dio è un essere_creato, che non può esistere indipendentemente da dio, senza che esista un principio di esistenza esterno a dio e indipendente da dio. ma, posto tale principio [l’esistenza in sé], questo stesso è lo stesso principio che pone dio, necessariamente, e il creato [in_organico e organico] non partecipa dell’essere [solo organico] di dio, ma di quello del principio [im_materiale].