DIMOSTRAZIONE_115: DELL'UTILITA', R_5, v_12
 
la presente dimostrazione è detta “dell'utilità” perché trae spunto dal passo di un libro del Card. Ruini. Egli la formula in modo “negativo”, per contrapporre ad essa, fede superficiale, la vera fede. questa dimostrazione si lega agli argomenti del bisogno e del senso [corrispondenze biunivoche bisogno_verità e senso_vertità], e perciò è anche di definizione vignana, perchè l'utile è il bisogno, e il bisogno è il desiderio, quindi la verità [dimostrazione] del bisogno è la verità del desiderio [dim_17. Dice il Card. Ruini nel suo libro “Le ragioni della fede”: “In una tale situazione [l’immagine di chiesa “sociologica” presso la maggior parte della gente] non possiamo accontentarci del “come se”: cioè noi ci comportiamo “come se” dio si fosse rivelato, “come se” la fede fosse vera ecc. e nemmeno possiamo accontentarci di quelli che possiamo chiamare “argomenti di utilità”, che spesso noi sacerdoti per primi portiamo in campo: gli argomenti per i quali “è utile”, “è bello” credere, vivere la vita cristiana ecc. sono argomenti che hanno il loro peso [appunto la loro forza dimostrativa] e devono trovare il loro spazio, ma da soli assolutamente non bastano, anche quando si tratta di argomenti di utilità nobile: ad esempio credere per impegnarsi di più nella vita, per essere più generosi, per “fare” meglio, per avere una risposta a certi problemi esistenziali che portiamo dentro di noi. finchè ci limitiamo a porre la questione in termini di impegno o generosità, ossia non perché crediamo veramente fino in fondo, ma perché la fede comporta determinati esiti di utilità e di vantaggio, nostri o del nostro prossimo, non abbiamo ancora toccato il problema nevralgico, che, detto in parole semplici e antiche, è il problema del rapporto tra cristianesimo e verità” [titolo del paragrafo: “utilità e verità”]. 
questo “come se”, che il Card. Ruini chiama “argomenti di utilità”, è in realtà appunto un “argomento dimostrativo” in base ai due principii delle corrispondenze biunivoche tra senso e verità [dio ha senso quindi dio esiste] e tra bisogno e verità [l’uomo ha bisogno di dio quindi dio esiste]. Il titolo del paragrafo del libro del Card. Ruini [“utilità e verità”] è appunto la corrispondenza biunivoca bisogno [utilità] e verità [come detto, data dal fatto che il soggetto riproduce l’oggetto e ne accoglie al suo interno anche una riproduzione, cioè dio è dentro l’uomo, adesso vi è fuori, e quindi l’uomo percepisce nel bisogno di dio l’assenza (biologica) di dio, il vuoto, e questo vuoto di dio dimostra l’esistenza di dio come esistenza di ciò che esiste per colmarlo].
 
nota_1
 
questa dimostrazione ha, nel riussumerle, codificato precedenti dimostrazioni inquadrandole come corrispondenze biunivoche.
 
nota_2
 
si riportano fondamentali proposizioni del Card. Ruini [sempre nello stesso libro] a riguardo dell’essenza della fede, che dovranno essere riprese:
 
1.] [titolo del paragrafo: “Ma la fede cristiana ha un altro fondamento: la rivelazione di dio”] … “La fede cristiana invece [rispetto al suo essere un bisogno tra gli altri] si pone da un punto di vista oggettivamente capovolto: non fa riferimento anzitutto a un bisogno che è in noi [si osserva tuttavia che il bisogno di dio è sempre precondizione di qualunque possibile accoglimento di dio e della sua rivelazione: è chiaro che se sono già eterno e massimamente felice senza dio, e tale condizione è stabile, l’ipotesi di dio e la sua esistenza non mi serve], ma pretende di far riferimento a un intervento di dio verso di noi. quanto poco questo aspetto sia percepito e familiare nel nostro mondo – e in certo senso anche nella chiesa – lo dimostra la scomparsa pratica dal nostro vocabolario della parola “rivelazione” … di per sé la parola “rivelazione” è centrale nel cristianesimo e indica la struttura dell’evento ebraico_cristiano, come rivelazione di dio all’uomo, cioè come iniziativa gratuita e imprevedibile per cui dio rivela all’uomo il suo volto, il suo atteggiamento; quel volto che altrimenti rimane imperscrutabile. Questa è una questione diversa da quella di sapere se con la ragione si può o non si può arrivare ad affermare l’esistenza di dio; anche se si arriva ad affermare che dio esiste, rimane [questo è un punto centrale della dottrina epistemica della fede, per il quale anche dopo la sua totale razionalizzazione epistemica la fede è necessaria come forma di ragione che, obbedendo a dio, consente all’uomo di condizionarne salvificamente la volontà] rimane infatti in larga misura impregiudicata la questione dell’atteggiamento di dio verso di noi, mentre secondo la fede cristiana è dio che in gesù cristo ci manifesta il suo volto, il suo atteggiamento verso di noi”;    
2.] [dottrina della fede] [titolo del paragrafo: … “Ma la fede cristiana ha un altro fondamento: la rivelazione di dio”] [… continua …] … “Da qui parte naturalmente una pretesa di assolutezza, di verità che non può essere sul piano delle altre verità, ma che si pone come l’intervento dell’Assoluto nella storia, la manifestazione, la rivelazione di sé dell’Assoluto, che entra nel contingente umano e naturalmente lo cambia, domandando una risposta libera che sia un’adesione totale della nostra libertà, un’obbedienza totale. Questo è di per sé la fede”.