INTRODUZIONE ALLE DIMOSTRAZIONI TOMISTICHE
NEUTRALIZZAZIONE DELLA CRITICA KANTIANA ALL’ARGOMENTO_ONTOLOGICO
 
1.] ci sono differenti usi del linguaggio. Il primo uso è la funzione auto_concettuale del linguaggio [fenomenologia pura del linguaggio: il linguaggio descrive la realtà]. Essa significa che alla parola segue la sua idea e all’idea segue la sua realtà. Quale che sia il rapporto tra uomo e realtà, e tra oggetto e soggetto, la parola “Dio” indica la realtà “Dio”, perché la parola indica la sua “cosa”.
Kant disattiva lo schema auto_concettuale, attribuendo al linguaggio usi secondari e periferici. Kant usa la parola “Dio” nel modo della circonlocuzione …
 
definizione di “circonlocuzione” tratta dal Lessico Treccani:
“giro di parole a cui si ricorre quando non si possa, non si sappia, oppure quando non si voglia o non si osi adoperare l’espressione propria”. [sottolineatura: propria significa auto_concettuale: la parola dice la cosa].
 
ciò significa che “Dio” [parola e idea] significa semplicemente Dio [realtà]:
 
Dio [nome], detto dal linguaggio;
Dio [idea], pensata dal pensiero;
Dio [realtà], ovvero esistenza.
 
2.] Kant opera la circonlocuzione dando significati a Dio di tipo parallelo a quello diretto di esistenza/realtà. Lo fa o ponendo Dio nella condizione della possibilità [Dio potrebbe essere una favola], e ciò si confuta perché l’uso di Dio è qui voluto come possibilità, oppure costruendo costrutti_terminali che aggiungono a Dio determinazioni/caratteristiche che allontanano Dio dall’auto_concetto puro. Ad esempio: “Dio è l’idealità”, oppure “Dio è l’idealità di Dio”.
Ma ad ogni costrutto_terminale l’episteme associa il suo auto_concetto come definizione primaria, ad esempio:
 
a.] Dio non è idealità perché Dio = Dio e idealità = idealità e la parola “Dio” non è la parola “idealità”; 
b.] Dio è senz’altro l’idealità di Dio, ma come tale non è l’idealità dell’uomo: quest’ultima è piuttosto “dio” [si trascura qui il discorso sull’anima, si parla in termini metaforici], inteso come super_uomo, ciò che l’uomo deve essere non con la tecnica ma con l’etica; l’idealità di Dio è invece ciò che Dio deve diventare con l’etica della creazione_sacrificale e con l’uomo_etico, il super_Dio [l’“oltre Dio” di Severino, che epistemicamente è sempre Dio, più che perfetto con l’uomo].
 
3.] tutta l’argomentazione di Kant si fonda sull’isolamento del soggetto dall’oggetto, isolamento superato dalla metafisica_epistemica. Questa è una metafisica, ma non dice cose strane, bensì “normali”, infatti:
 
a.] Kant distingue tra realtà e idealità [pensiero], ma in questo modo considera l’uomo come un ente “staccato” dal mondo e dall’esistenza [un aspetto dell’“isolamento”, di cui parla Severino], è cioè un uomo “fantasioso” o “da favola”, perché considerato come un ente che studia la realtà come se non facesse parte di questa realtà;
b.] invece, come dice l’evoluzione, la realtà determina l’uomo, e determinandolo è ipotesi normale [anche se metafisica] che l’uomo, se non nel corpo, certamente nella mente [come dice anche il principio_antropico] riproduca la realtà, e quindi la possa conoscere nelle forme/categorie perfettamente: l’idea di Dio semplicemente riproduce la realtà di Dio [congiunzione tra oggetto e soggetto];
 
c.] tutto ciò non dimostra Dio e non confuta Kant, ma …
 
a.] poiché anche l’ipotesi di Kant sull’isolamento dell’uomo e sulla sua separazione dalla realtà [ipotesi tutt’altro che scientifica, visto l’uomo appunto parla di Dio] è di tipo metafisico, …
b.] allora si tratta di decidere tra due ipotesi metafisiche, quella dell’isolamento dell’uomo dalla realtà, oppure quella dell’innesto dell’uomo nella realtà, e poiché …
c.] … l’uomo parla e pensa metafisicamente, ciò mostra e dimostra che l’ipotesi dell’inserimento dell’uomo nell’esistenza è la più probabile, quindi …
d.] l’episteme è superiore al criticismo kantiano, confutato inoltre dal fatto che [come hanno constatato Popper e Einstein] le categorie kantiane della mente proprio rispecchiano la realtà, e quindi la realtà deve essersi riprodotta nella mente, e così la realtà di Dio nell’idea di Dio;
e.] le categorie kantiane, come sono state non confutate ma allargate alla geometria non euclidea, così vanno dunque allargate alla metafisica. La gnoseologia_epistemica si conferma kantiana;
f] è quindi posta la congiunzione tra realtà e idea di Dio: l’idea riflette la realtà.
 
4.] si riflette ora sul concetto di perfezione accolto da Kant. L’episteme inizialmente ha creduto più opportuno sostituirlo con il concetto di necessità, ma in realtà è sufficiente fermarsi anche sul primo:
 
a.] la necessità esiste, perché necessità significa solo necessità di esistere: non può darsi un aggettivo senza che si dia ad esso una realtà, e se sì, la necessità dell’esistenza è comunque certa, in senso parmenideo;
b.] così è data la necessità almeno di un soggetto: l’uomo che, esistendo e intuendo la necessità, vi si identifica;
c.] deve esistere almeno un oggetto necessario, perché il concetto di necessità significa per definzione necessità di esistere, e quindi è escluso che tale concetto possa essere un aggettivo per la fantasia, che non “deve” esistere [e neppure, più debolmente, “può” esistere], ma se un aggettivo non è per la fantasia, come può esistere se non serve a nulla, se non per la realtà almento di un essere ?
d.] quest’ultimo è, si è detto, almento necessarimante l’esistenza_pura, in senso parmenideo;
e.] ma se esiste un oggetto necessario, così è per il soggetto, e allora il soggetto veramente e puramente necessario è solo il Soggetto, cioè Dio, concetto anch’esso [più che “perfetto”, piuttosto e innanzitutto] necessario.
 
5.] pensando quindi alla perfezione: questa è carattere o della fantasia o della realtà [e come tale, o della realtà_oggetto o anche della realtà_soggetto]. Ma il concetto di perfezione, che nel suo uso primario serve a caratterizzare semplicemente ciò che è perfetto [e non ciò che è fantasticamente tale], e quindi l’ente_metafisico, non serve a caratterizzare innanzitutto l’ente fantastico, perché [proprio in senso Kantiano] esso è migliorativo di ciò che è imperfetto, e quindi è concetto eticamente desiderabile e desiderato, e allora per la congiuzione tra oggetto e soggetto …
 
apertura di macro_parentesi [solo metafisicamente e (si potrebbe forse dimostrare, e anzi necessariamente, dato che o si è nel vero o si è in errore) fantasiosamente esclusa da Kant: si può parlare di pre_giudizio kantiano sull’in_capacità metafisica del pensiero_umano, che peraltro, in quanto pensiero_esistenziale, è solo metafisico per definizione, perché il pensiero non appare, né appare la sua attività e auto_consapevolezza: non è un apparire, ma è un’intuzione interna] [chiusa macro_parentesi].
 
… ciò che è desiderato non appartiene primariamente al campo della fantasia, ma della realtà [si dice: “sogno di essere ricco”/tale sogno è una auto_proiezione paradisiaca/tutto il potere del mondo e il progetto di dominio del mondo è un fenomeno di potere sopran_naturale che agisce nel naturale] [il sopran_naturale supera la fantasia, ed è la matrice (invariante) di questa].
 
6.] si osserva che anche il criticismo si fonda tutto sulla congiunzione tra oggetto e soggetto, ma tale congiunzione è limitata al rapporto idealistico tra soggetto [prima] e oggetto [dopo], e non anche [epistemicamente] al rapporto realistico tra oggetto [prima] e soggetto [dopo]: è la realtà che si riproduce nelle categorie della mente, e che dice a queste di riconoscerla [l’oggettività è l’“imposizione” naturale della realtà sulla mente: l’agnostico kantiano rifiuta (teisticamente) tale imposizione, evidentemente perché l’ateo vive Dio (a causa del male) come un “dittatore assoluto”, e ciò è comprensibile: per questo Dio si nasconde (Messori)_].
 
7.] [seguono aggiunte dovute a rilettura veloce del testo di Abbagnano e Fornero …] …
 
a.] è lecito trarre l’esistenza da un mero concetto, se si guarda alla fuzione del concetto [descrivere ciò che esiste] e prima ancora alla ragione della sua esistenza [il concetto è la riproduzione della realtà nella mente];
b.] la distinzione tra piano mentale e piano reale è una delle ragioni della confutazione epistemica alle tesi di Kant: essa è l’ipotesi [fantasiosa] dell’in_esistenza della giunzione tra oggetto e soggetto, tra pensiero e esistenza. si comprende perché il criticismo appare non_normale: pone le categorie come capaci di spiegare la realtà, ma isolata la mente dalla realtà, tale capacità di spiegazione diventa “magica”. Kant la spiega definendo la conoscenza come un prodotto soggettivo, in cui l’idealismo è totale, con la sola differenza che l’io_penso è un ente_limitato [e non assoluto], ma ciò non spiega da dove derivi la “struttura” del filtro. L’episteme lo spiega: tale struttura deriva dalla realtà, che si riproduce nella mente, e allora la rappresentazione non è più un prodotto_totale: la sua forma riflette le categorie, che rilfettono la struttura della realtà stessa, che in esse si riproduce e proietta. Kant separa l’uomo dall’esistenza, lo “isola”: distinzione tra piano mentale e piano reale, dove distinzione significa “scissione” [giunzione spezzata];
c.] non è l’esistenza che si constata per via empirica, ma solo l’apparire: l’esistenza è colta invece solo dall’intelletto, e sia l’esistenza [in sé e della cosa] che il pensiero/intelletto non appaiono. Il pensiero non appare a se stesso, ma sa di esistere: tutto il criticismo è fatto di concetto che non appaiono [come le categorie]: già dieci anni fa la ricerca_epistemica lo ha capito: il kantismo è un “metafisica del pensiero”: concetto come l’io_penso e le categorie, e la stessa mente non appaiono, ma sono presupposti esistenti, questo perché il pensiero intuisce se stesso, a livello esistenziale_metafisico;
d.] l’esistenza è una proprietà logica, prima che un fatto. Non si attribuisce l’esistenza agli oggetti, ma l’esistenza degli oggetti è necessaria, se deriva dall’auto_strutturazione dell’ esistenza pura. Non l’esistenza è carattere dell’ente che esiste, ma l’ente e la sua esistenza sono caratteri [ipotesi] dell’esistenza in sé;
e.] derivare la realtà dall’idea è lecito, perché [come si è detto] l’idea riproduce la realtà e serve a rifletterla.



INTRODUZIONE ALLE DIMOSTRAZIONI TOMISTICHE
NEUTRALIZZAZIONE DELLA CRITICA KANTIANA ALLA PROVA COSMOLOGICA
 
Afferma Kant che il principio di causa è una regola con cui si connettono i fenomeni tra di loro e che quindi non può servire a connettere i fenomeni con qualcosa di trans_fenomenico [Abbagnano e  Fornero].
in base alla funzione dei concetti, che descrivono la realtò, la “causa” è invece una funzione della realtà, avente natura oggettiva. essa è un’ipostasi funzionale, un modo oggettivo di funzionamento della realtà dell’essere, riflessa nel concetto umano e divino di causalità. La causa non è una mera convenzione linguistica.
La ricerca_epistemica distingue due coppie di cause:
 
1.] a.] causa_verticale;
1.] b.] causa_orizzontale;
2.] 1.] b.] 1.] causa orizzontale_necessaria [o ipostatica];
2.] 1.] b.] 2.] causa orizzontale_contingente [o non necessaria].
 
La causa verticale sta all’origine dell’esistenza di una realtà gerarchicamente secondaria rispetto alla causa stessa. Tale secondarietà non deve essere intesa in senso “diminuitivo”, come la interpretano Plotino e Sant’Agostino. Anzi. Dio è proprio il livello gerarchicamente inferiore dello sviluppo, e come tale è il suo massimo livello di evoluzione, perché appunto nell’evoluzione [e pirma ancora nell’emanazione] ciò che viene dopo è più evoluto [e complesso] di ciò che viene prima.
La causa orizzontale è l’insieme delle cause, tra loro legate, che agiscono “orizzontalmente” ad un dato livello e stadio dello sviluppo verticale della realtà necessaria, sviluppo che parte dal principio e che è causato dal principio stesso.
La causa orizzontale di tipo ipostatico [necessaria] sta ad esempio nel funzionamento degli organi del corpo o dell’atomo: il moto di un ente non è causato dal moto di un altro ente, ma tutti gli enti sono causati dalla loro connessione alla base esistenziale, legata alla struttura della necessità e del suo sviluppo.
La causa orizzontale di tipo contingente è data dallo spostamento di un oggetto o dal funzionamento di un orologio: nel primo caso, se una galassia collide con un’altra o se una mano sposta un oggetto, il moto dell’oggetto spostato non è necessario, ma relativo alla contingenza dell’ente che lo ha toccato/colpito/sposato; nel secondo caso, una ruota meccanica si sposta sì necessariamente in conseguenza del moto di un’altra ruota meccanica, ma se questa fosse rimossa, la prima non si sposterebbe, il suo moto è pertanto non necessario, ma contingente/condizionato, non casuale perché provocato, ma provocato in modo non necessario, ma solo contingente.
Senza voler anticipare la formulazione di una dimostrazione_tomistica, si osserva solo quanto segue da tali determinazioni teoriche. La critica_epistemica alla posizione di Kant sta nel fatto che, posta la causa orizzontale, come l’insieme delle leggi di natura della natura apparente, queste, nella loro determinazione caratteristica, sono condizionate dal tipo di causa verticale che ne ha determinato l’esistenza. così, un orologio [che è in questo caso è usato in senso mefaforico, come esempio di organo, atomo o anche l’orologio stesso] è un funzionamento di tipo totalemente meccanicistico, ma la sua esistenza [essendo prodotto dall’industria degli oroglogi] e il suo funzionamento [le sue parti e le sue leggi] sono determinate in vista di un fine: la lettura dell’ora da parte dell’uomo. Ecco dunque che dal tipo di causa orizzontale è possibile capire la natura della causa verticale, che ne ha determinato l’esistenza e il carattere, e allora la critica kantiana [che presuppone la causa_naturale senza spiegarla] è confutata: le cause_fenomeniche sono associate alla loro causa trans_fenomenica.
mentre la dim_4 trae la causa del cosmo_apparente dalla natura della volontà divina che, essendo mista, si lega alla natura mista della configurazione dell’apparire_attuale, in base a tale  critica alla posizione di Kant si può trarre la validità delle dimostrazioni tomistiche dall’analisi delle cause interne al mondo_ apparente. Si nota che, come ha detto il Prof. Enrico Berti, la dim_4 si associa all’argomento_teleologico tomistico.
Seguendo la lettura della critica kantiana alla prova cosmologica, si riformula quanto si è detto. E’ vero che le dimostrazioni “saltano” dall’idea/concetto alla realtà, ma è anche vero che tra queste due ipotesi:
 
1.] ipotesi kantiana: i concetti e le loro possibilità possono essere isolati dalla realtà;
2.] ipotesi epistemica: l’esistenza dei concetti e delle loro possibilità è determinata dalla loro funzione, che è quella di descrivere/riflettere la realtà, il cui sviluppo e evoluzione ha determinato l’esistenza di quei concetti [replicandosi e riproducendosi in essi], le cui possiblità sono manifestazioni proiettive del [ancora attuale] “vincolo_esistenziale” tra realtà e idea, dovuto al fatto che la prima non solo determina la seconda, ma anche la include, e così l’idea stessa, riproduzione della realtà, include la realtà, conoscendola …
 
… la seconda è la più naturale [normale = plausibile = probabilisticamente vera], perché il soggetto stesso è un oggetto, l’uomo fa parte della realtà, e quindi l’uomo è legato alla realtà, e la sua mente conosce la realtà perché questa è la funzione “tipica”  della mente, per cui è tipico che in concetto dica la cosa, e che quindi “Dio”/idea dica “Dio”/realtà, secondo il più naturale [e gerarchicamente primario] significato e uso dei concetti: descrivere ciò che è.


INTRODUZIONE ALLE DIMOSTRAZIONI TOMISTICHE

NEUTRALIZZAZIONE DELLA CRITICA KANTIANA ALLA PROVA FISICO_TEOLOGICA_TELEOLOGICA
 
La dim_4 ha dimostrato che la natura_apparente non può essere la causa del proprio ordine, perché in esso c’è anche il disordine.
La differenza tra dim_4 e l’argomento teleologico classico sta nel fatto che la dim_4 vi aggiunge l’analisi della natura della causa del mondo_apparente intesa come la volontà di Dio, la cui natura “mista” corrisponde alla natura “mista” dei fenomeni naturali apparenti.
Sarebbe importante riuscire a dimostrare quanto segue:
 
1.] posto che l’ordine ipostatico non può derivare dal disordine [la disposizione casuale di un grumo di materia può assumere la forma apparente_superficiale dell’uomo, ma non potrà mai “strutturare” un vero uomo e il suo funzionamento, essendo esistenzialmente e funzionalmente connesso con lo sviluppo ipostatico della necessità], …
2.] e posto [come ora si dirà] che l’rodine delle cause naturali apparente è fatto anche di cause epistemicamente classificate come contingenti [necessarie sono le cause delle orbite dei pianeti, intese come esistenza di tali orbite, contingente è invece la loro disposizione spazio_temporale], …
3.] si dovrebbe dimostrare che, sebbene miliardi di variabili unicamente tra loro coordinate, che hanno consentito la vita sulla terra [ad esempio: precisa distanza tra sole e terra e precisa pressione atmosferica, gravità, composizione del rapporto tra ossigeno e azoto, e presenza di acqua], in quanto variabili contingenti, possano essere disposte casualmente, …
4.] posto che un orologio [analogico o digitale: vero orologio] è un insieme di variabili contingente [non sistema: il sistema è solo ipostatico: l’orologio è un grumo di variabili che l’uomo ha disposto per funzionare], si dovrebbe appunto di dimostrare che …
 
a.] il caso non può disporre un orologio a caso e parimenti …
b.] quelle miliardi di variabili hanno la stessa disposizione “incastrata” dell’orologio.
 
5.] Perché in questo caso, come l’orologio lo ha fatto l’uomo, così quella disposizione, se si dimostra essere simile a un orologio, l’avrebbe fatta Dio, cioè un intelligenza almeno grande quanto il cosmo.
 
Sulla base di tali premesse, si può criticare la posizione kantiana riguardo alla prova fisico_teologica [o fisico_teleologica].
Dalla lattura del testo di Abbagnano e Fornero, si ricavano i due tipi di cause che si sono elencati nel paragrafo precedente:
 
1.] Dio come causa dell’ordine del mondo è Dio come causa_orizzontale_contingente, finalisticamente determinata [un Dio che, ad esempio, ordina il sistema solare perché esso possa accogliere la vita, sistemando miliardi di variabili, ciò che non può essere dimostrato, perché si è detto tali variabili potrebbe essersi disposte casualmente, a meno che la loro disposizione non sia dimostrata essere simile a quella di un orologio/manufatto: il ritrovamento di un simile manufatto su di Marte farebbe dire agli scienziati che su Marte c’è stata una vita intelligente/ma forse ciò non si può dire per il sistema solare, perché anche tutte le sue orbite sono funzionali strettamente alla vita sulla terra, non si può escludere la perfetta combinazione casuale, definibile come “coincidenza”/invece un orologio non appare una coincidenza];
2.] Dio come causa dell’essere del mondo [Dio_Creatore] è Dio come causa_verticale di tipo esistenzializzante.
 
La ricerca_epistemica ha già epistemizzato la dimostrazione tomistica relativa a questa critica kantiana, dimostrando Dio come la causa_orizzontale_contingente [analisi del Big Bang, che è causa orizzontale a determinazione finalistica].
La dim_4, dal tipo di fenomeni e di cause del mondo_apparente, dimostra Dio come causa_verticale della sua esistenza.
 
Si introduce qui il concetto di occasionalismo_epistemico: esso significa che, a causa dell’incidenza del Caos sul Creato tratto da esso [semi_creazionismo_platonico] e dal nulla [creazionismo pieno o assoluto, corretto tramite l’accoglimento delle istanze severiniane], la natura_apparente [metaforicamente] “da sola non ce la fa”, e quindi Dio interviene “occasionalmente” [“caso per caso, all’occasione opportuna”, dove “caso” qui significa evento] per correggere e finalizzare in senso contingente_funzionale la natura e la sua evoluzione verso l’uomo e il suo bene. Da questo punto di vista, mentre l’eden_creato è riproduzione “esatta” dell’eden_in-creato [nessun occasionalismo nell’iniziale atto creatore, ma il Creato nasconde così il male], Dio successivamente deve aver “spezzato” il Creato [Big Bang], allo scopo di caotizzare in parte la natura, per farvi emergere il male. Questo intervento segna una determinazione finalistica [alla comparsa della vita_umana] della disposizione delle galassie e dei corpi celesti e astrali [ad esempio: nessuna galassia che possa collidere con la Via Lattea], e per cui:
 
1.] da un lato si spiegano come vani i tentativi degli scienziati di spiegare meccanicisticamente l’origine del sistema solare;
2.] dall’altro, questo incapacità teorica è appunto dovuta al fatto che il sistema solare e, in parte, il cosmo_apparente, appare alla razionalità_epistemica come un “gioco_falsato” con l’evidente impronta dell’intervento di un Intelligenza, che sa nascondersi, proprio perché quelle miliardi di variabili possono in teoria [forse] essere spiegate col caso.
 
Tuttavia, l’ipotesi che queste variabili non siano casuali è più probabile dell’ipotesi contraria, e quindi appare razionale la fede nell’esistenza di Dio [apertura alla dimostrazione].
Si prosegue nella lettura del testo di Abbagnano e Fornero.
Niente autorizzerebbe, come dice Kant, a concepire la causa dell’ordine del mondo come la Causa perfetta e assoluta: “… noi, saltando l’“abisso” che separa il finito dall’infinito, identifichiamo, sottobanco, l’ipotetica Causa ordinante con l’idea della Realtà perfettissima …, giocando con delle idee, forzatamente manipolate …” [Abbagnano e Fornero], senza contare che “noi sappiamo che in questo universo c’è una qualche misura o gradazione di ordine, ma relativa ai nostri parametri mentali e, in ogni caso, non certo infinita e priva di imperfezioni. Di conseguenza, non possiamo arrogarci il diritto di affermare che la Causa del mondo è infinitamente perfetta, saggia, buona, ecc.” [Abbagnano e Fornero].
 
 
1.] tra il finito e l’infinito non c’è un abisso: l’infinito è lo spessore esistenziale dell’esistenza del finito, il quale non può confinare col nulla, e ha quindi una base_metafisica che racchiude l’intero spessore dell’essere [rappresentato nella mappa_metafisica]. Ciò signifca che il finito racchiude l’infinito, mentre l’infinito è “ripiegato” sul finito e lo copre interamente, avvolgendolo delle sue strutture_esistenziali: Severino ha parolato di “isolamento della terra”; a livello esistenziale non esiste questo isolamento, se non nel fatto che il Creato poggia attualmente sulla volontà di Dio ed è ancora separato dalla fonte [ma non dal principio, in quanto pure il Creato esiste]. La differenza [di cui si tratterà nella protologia] tra l’ontologia_classica e l’ontologia_epistemica sta qui: la prima considera l’esistenza dell’ente [ad esempio, un sasso] comela sua “ombra”, partendo dalla considerazione dell’esistenza del sasso in quanto il sasso appare; la seconda, invece, ribalta il rapporto tra sasso [e apparire del sasso] e la sua esistenza, facendo di questa il “ponte” tra il sasso è l’esistenza in sé pura, e questo “ponte”, l’ombra del sasso, è di proporzioni immense, racchidendo un essere rappresentato dall’intera mappa dell’essere: il sasso esiste solo perché il principio gli consente di esistere, non l’esistenza del sasso è in funzione del sasso, ma il sasso è in funzione della propria esistenza, quest’ultima in funzione dell’esisistenza in sé;   
2.] non c’è nelle dimostrazioni una manipolazione e un gioco delle idee e dei concetti “forzoso”, ma una loro lettura e interpretazione diretta e immediata: la parole parlano delle cose; la Causa è la Causa, la Realtà perfettissima è la Realtà perfettissima, riconosciuta in vari elementi [il Tao, l’Uno, Dio, ecc.], tutti veri, tra cui Dio, e posti dall’episteme convergenti su Dio, perché Ente_personale_vitale. il vero “gioco forzoso” è usare la parola “Dio” in circonlocuzioni, come fanno gli atei e gli agnostici:
 
a.] essi dicono: Dio è la natura, Dio è l’idealtà, Dio è un proposito, Dio è un meccanismo di difesa, Dio è il padre o l’uomo, Dio è una paura, Dio è il cosmo, Dio è questo e quest’altro …
b.] dice invece l’episteme: Dio è Dio, e la parola e l’idea di Dio parla e pensa semplicemente e direttamente [senza circonlocuzioni] “Dio”, cioè Dio come realtà.
 
3.] i “parametri mentali” dell’uomo, ereditati da Dio, sono “calibrati” per la realtà dell’essere e per descriverla. Non si ha una soggettivizzazione, ma una lettura diretta;  
4.] come detto, l’imperfezione della natura_apparente non significa che Dio non ha agito, perché essa è un’imperfezione dovuta al male e cercata, voluta e prodotta da Dio allo scopo di fare emergere il male in forma apparente. Uno dei più antichi pensieri della ricerca_epistemica [risalente a più di 10 anni fa] riconosce che, anzi, proprio la perfezione edenica ha portato Adamo a sostituirsi a Dio, perché la realtà perfetta divina non è determinata da Dio, ma dalla necessità per Dio. solo l’introduzione del Caos apparente nel mondo, dovuta a Dio che spezza il Creato [Big Bang] fa emergere dall’inconscio la matrice originaria caotica del Creato, facendo capire ad Adamo con la sua provocata/tentata caduta [da Lucifero come da Dio], che egli è un essere_contingente.  
 
Sulla base di questi tre paragrafi, le tre ritiche_kantiane [ontologica, cosmologica e teologico _teleologica] alle dimostrazioni tomistiche si sono mostrate insufficienti [probabili, ma probabilisticamente subordinate alla maggiore probabilità di verità (= plausibilità) della loro confutazione_epistemica]. Pertanto, le dimostrazioni tomistiche possono essere legittiamente accolte “in blocco”, rimanendo immutate. Per cui segue la loro epistemizzazione, che diverge in parte dal loro argomento di fondo, producendo [forse] altrattante dimostrazioni.
Riguardo la critica epistemica alle dimostrazioni tomistiche, si osserva quanto segue:
 
1.] sebbene tutti i principii tomistici siano indifferentmente attribuibili [in base allo schema quadripartito] o a Dio o alle altre strutture della necessità, …
2.] il concetto di Dio è il concetto di una necessità_personale [cioè di una persona_necessaria], per cui …
3.] … quei principii si s_doppiano, ma ciò non produce altre 5 dimostrazioni, perché il doppio principio serve piuttosto a dimostrare le altre realtà necessarie, che non sono Dio.
 
queste sono in sintesi le dimostrazioni tomistiche:
 
1.] poiché tutto ciò che si muove è mosso da altro, ma, per non procedere a ritroso all’infinito, nulla potrebbe muoversi se non vi fosse un primo motore, Dio è questo primo motore immobile, che non si muove ed è la causa prima di ogni movimento;
 2.] nell’ordine delle cause che stanno alla base di tutti i fenomeni naturali, che accadono nell’universo, Dio deve esistere come causa prima;
3.] le cose possibili esistono essendo poste dalle cose necessarie, le quali traggono la loro necessità da altre cose necessarie. Dio è ciò da cui tutto dipende, ed è il solo Ente, la necessità della cui esistenza si trova in se stessa.
 4.] in ogni cosa il vero e il bene sono presenti per gradi. Dio trasmette queste caratteristiche (che appartengono all’esistenza) a tutte le cose, essendo sommo Essere, somma Verità e sommo Bene, cioè il loro grado massimo.
5.] tutte le cose esistenti sono dirette a un fine (come si desume dalla fisica di Aristotele). Dio è l’Intelligenza massima, intesa come il fine verso cui convergono tutte le cose.

seguono i testi originali delle dimostrazioni tomistiche [fonte: Prof. Don Mauro Mantovani, Pontificia Università Salesiana]. A causa dei limiti culturali del soggetto_espositore, non si può esporre un commento alle dimostrazioni_tomistiche. poichè la critica kantiana e epistemica è stata neutralizzata [Abbagnano e Fornero, Filosofi e filosofie nella storia, volume secondo, edizione per i licei, 1996, pagg. 450-452], le dimostrazioni_tomistiche sono ancora valide.

nota  sul criticismo kantiano
 
si è detto che la mente dell’uomo [cosiddetto “microcosmo”] riproduce nel suoi schemi la struttura del cosmo per la giunzione tra oggetto e soggetto [il primo incorpora il secondo e si riproduce esistenzialmente in esso]: cioè la struttura della mente è la stessa struttura della realtà. deve essere precisato che questo non è evidente per l’uomo, perché il cosmo non si riproduce normalmente nell’uomo, ma in dio, nell’anti_dio [micro_duplicazione di dio nel creato] e in cosmo_adamo: questi tre soggetti sono esseri giganteschi, e sono posti al centro della realtà, che in essi si riproduce, duplicandosi nella loro mente [giunzione tra oggetto e soggetto]. l’uomo è invece una derivazione micro_frattalica di cosmo_adamo, a sua volta derivazione micro_frattalica dell’anti_dio. per questo l’uomo appare “disancorato” dall’universo_apparente, scisso da esso e non posto al suo centro, parte microscopica di esso e quindi non certo sua duplicazione. per questo si dice che quella duplicazione, come origine della corrispondenza innatistica tra struttura del cosmo e struttura della mente [apparato categoriale kantiano] vale per l’uomo solo indirettamente:
 
1.] la mente umana non è diretta duplicazione dell’oggetto nel soggetto umano;
2.] la mente umana ricava e riceve la sua struttura come indirettamente riproduttiva della struttura della realtà, perché la ricava e la riceve come fattore genetico da cosmo_adamo e da cristo_episteme;
3.] cioè l’uomo è microcosmo non per riproduzione in lui del cosmo [come in dio], ma per riproduzione in lui di dio, che è riproduzione del cosmo.